Martedì, 03 Gennaio 2012 14:08

Tragico incidente stradale a Catanzaro

mini 8920CATANZARO - Nella serata di ieri un uomo di 33 anni, Roberto Anfossi di Lamezia Terme, è rimasto ucciso dopo essere stato investito da una Lancia Y. Probabilmente a causa della scarsa visibilità il pedone, che attraversava la strada su via Molè, periferia sud della città, è stato travolto dal guidatore della Lancia Y. Lo stesso guidatore, subito dopo l'impatto, si è fermato a prestare soccorso e ha subito avvertito il 118 Il riconoscimento della salma è stato reso difficile dal fatto che l'uomo non portava documenti di riconoscimento con se al momento dell'incidente.

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mini barranca_vittorioBeni per un valore di 1 milione di euro sono stati confiscati dal personale del Commissariato di P.S. di Siderno a Vittorio Barranca (foto), 54 anni, attualmente detenuto, ritenuto un elemento di spicco della 'ndrangheta di Caulonia. A Barranca e' stato notificato un provvedimento di sorveglianza speciale per tre anni. Tra i beni confiscati dalla Polizia vi sono un villino a Siderno, intestato alla moglie di Barranca; la societa' "Allen Caffe'' di cui e' socio accomandatario la donna; la società "Mimosa Fiori" di cui e' socio il figlio di Barranca, Nicola; la società "Oliver gest", con sede ad Anghiari (Arezzo), di cui e' socio lo stesso Nicola Barranca, che gestisce un albergo con centro congressi, bar, ristorante e pizzeria nella localita' toscana; la societa' 'Alen Cafe' della figlia di Barranca, Alessandra.

Vittorio Barranca era stato sottoposto a fermo, poi trasformato in un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, il 10 luglio 2010 dalla Dda di Reggio Calabria nell'ambito della maxioperazione denominata "Crimine", condotta tra Calabria e Lombardia con l'arresto di oltre 300 persone. A distanza di alcuni mesi dall'esecuzione del fermo, il 20 ottobre 2010, il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, ha presentato proposta di sequestro beni a carico di alcune delle persone coinvolte nell'operazione Crimine, tra le quali lo stesso Barranca. Il Tribunale-Sezione misure di prevenzione di Reggio Calabria, il 10 novembre 2010 ha emesso un decreto di sequestro beni valutati, complessivamente, oltre 200 milioni di euro. Con il provvedimento eseguito oggi, il Tribunale, accogliendo le richieste del Questore, ha riconosciuto sia la pericolosità sociale di Barranca, sia la sproporzione tra redditi dichiarati e beni effettivamente in suo possesso.

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Martedì, 27 Dicembre 2011 18:33

Bruno Zaffino fuori dalla giunta. Ma perché?

mini bruno_zaffinoSerra San Bruno. Lunedì 17 maggio. Undici e mezza della sera. Piazza mercato si riempie in fretta. Con le urne ancora calde la folla inneggia all’uomo comune che trionfa. Clark Kent si trasforma in SuperMan. Bruno Rosi si veste di sindaco. Baci e abbracci. Il palco gigante e le bandiere al vento: il Pdl è in festa. Si respira un clima da assemblea di istituto, un’atmosfera da tempo delle mele. Tutti si vogliono bene e tanti si sentono in dovere di salire sul palco ed incitare la folla, come per narcotizzarla: “Risorgeremo!”. Volano tappi di spumante. Qualcuno credeva fosse champagne.

Venerdì 23 dicembre. Undici e mezza della mattina. Sono passati 6 mesi dalla lunga notte di Piazza Mercato, e tutto è cambiato. Il sindaco non prova più nemmeno a nascondere la rabbia e l’amarezza che lo accompagnano dall’inizio di quest’altra drammatica giornata. Rimane in silenzio, seduto dietro la sua scrivania. Scruta fuori dalla finestra un paese difficile da amministrare, soprattutto se lo si intende fare con una maggioranza impossibile da tenere attaccata tutt’insieme. Le cattive notizie si accumulano ed il comune sembra un palazzo che crolla più velocemente di quanto ci si impieghi a ristrutturarlo. Il ghiaccio imperversa, la città brucia e gli assessori cadono.

Bruno Zaffino è uscito dal giro. Il ruspante imprenditore che più di molti altri contribuì alla causa piddiellina non è più assessore. 230 elettori, croce più croce meno, gli avevano dato fiducia incoronandolo come la più grande sorpresa delle passate amministrative. Oggi viene spinto ai margini dal suo stesso gruppo consiliare. Ma perché?

In men che non si dica, comunque, l’amministrazione sbatte la porta in faccia a Zaffino dopo aver sfruttato il suo enorme potenziale elettorale, i suoi numeri, per poi relegarlo all’angolino buio del semplice consigliere. Lo accantona senza tanti fronzoli, e ciò che ne rimane è un quadro dai confini troppo sfumati. Sedotto, usato ed abbandonato. Nessuno della maggioranza finora è riuscito a spiegare quale sia la motivazione reale di questo allontanamento. Una motivazione che, a questo punto, deve essere psicologica, filosofica e, ci sforziamo, potrebbe essere anche politica. Sabato 24 sulle pagine di un quotidiano locale una nota striminzita affidata alla penna del giornalista di fiducia. Tante parole roboanti, pochi contenuti. Leggo l’articolo, ma il dubbio rimane: perché quest’urgente esigenza di discostarsi completamente da chi fino a poco tempo fa fu determinante per la vittoria di Bruno Rosi? Che cosa è successo? Se lo chiedono tutti i serresi. In particolare i 224 elettori dell’ex assessore Zaffino. Sarebbe anche opportuno capire cosa accade all’interno della maggioranza ora che il tassello scomodo è caduto dal puzzle. Le convinzioni, le incertezze, le strategie personali calibrate da cariche e segreti. I piccoli errori che si ingigantiscono e diventano irrimediabili, i ricatti. La trama si infittisce, si macchia della necessità di scendere a compromessi solo per dare adito a malcelati complotti correntizi. In un gruppo in cui tutti credono allo stesso obiettivo qualcosa comunque non funziona. Un viaggio su un filo troppo sottile. 

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mini consiglio_prov._21_dic_2011La Provincia vara il nuovo piano di dimensionamento scolastico: "un risultato importante" secondo l'assessore al ramo Pasquale Fera (foto), "un'ingiustizia", invece, secondo alcuni dirigenti scolastici e amministratori locali che ieri hanno protestato nel corso della seduta dell'assemblea che ha visto l'approvazione del piano. Tra chi sta protestando vibratamente contro il provvedimento, da segnalare il sindaco di Zungri Francesco Galati e il dirigente scolastico dell'istituo comprensivo dello stesso comune Maria Rosa Rizzo, il dirigente scolastico di Pizzo Francesco Vinci, la collega di Acquaro Caterina Barilaro. Di seguito il resoconto integrale del Consiglio provinciale di ieri in una nota diffusa dall'ufficio stampa della Provincia.

Il Consiglio provinciale ha approvato questa sera (ieri sera, ndr) il nuovo piano di dimensionamento scolastico, che sarà ora trasmesso alla Regione, la quale, a sua volta, deve comunicare al ministero l’assetto complessivo delle autonomie scolastiche calabresi, in aderenza alla normativa in vigore che regola la materia (riforma Gelmini). Sulla questione ha relazionato l’assessore alla Pubblica istruzione Pasquale Fera, che ha messo l’accento sul percorso concertativo che ha condotto alla redazione del piano, ringraziando Comuni, associazioni di categoria e sindacati per aver collaborato fattivamente alla sua elaborazione. «Dalla Finanziaria 2001 esistono paletti precisi, che negli ultimi anni sono divenuti ancora più insormontabili - ha spiegato Fera -. Sotto un determinato numero di studenti (600, parametro che scende a 400 unità per gli istituti presenti in aree montane, ndr) non è possibile mantenere dirigenze e autonomia. La progressiva riduzione della popolazione scolastica rende tutto più difficile. Si tratta di precise previsioni di legge che non possono essere eluse, che a suo tempo abbiamo contrastato e criticato in tutti i modi, ma con le quali dobbiamo comunque fare i conti, perché non decidere significa subire il commissariamento del settore, con la conseguenza che sarebbero altri a fare per noi scelte che riguardano invece questo territorio». Su questa premessa, Fera ha poggiato l’illustrazione del piano di dimensionamento, che, grazie ad una serie di accorpamenti tra scuole diverse ma limitrofe, limita al minimo le conseguenze negative sull’attuale assetto del sistema scolastico locale (in particolare vengono meno due dirigenze scolastiche a Vibo Valentia ed una a Filadelfia, mentre l’istituto di Zungri viene lasciato in reggenza), nonostante le indicazioni del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che - numeri alla mano - suggeriva per il Vibonese la soppressione di ben 18 autonomie scolastiche con le relative dirigenze. Un risultato, dunque, che l’assessore Fera ha definito molto importante, frutto di un difficile lavoro affrontato insieme con sindacati, amministrazioni comunali e rappresentanti di categoria. «Abbiamo cercato di salvaguardare i posti di lavoro, ma soprattutto l’offerta formativa complessiva - ha concluso Fera -. Magari non tutti saranno soddisfatti, ma sulla base delle normative vigenti questo era il massimo che si poteva fare». Di parere contrario il consigliere d’opposizione Nicola Crupi, che ha ventilato un utilizzo non corretto del parametro della continuità territoriale, chiedendo l’abolizione degli istituti omnicomprensivi e presentando, insieme al consigliere Francesco Pititto, un emendamento per l’accorpamento degli istituti di Zungri, Zaccanopoli e Spilinga, proposte poi bocciate dall’Assemblea. Prima della votazione finale ha preso la parola il presidente della Provincia Francesco De Nisi, che ha richiamato i consiglieri alle proprie responsabilità. «Stasera possiamo anche rimandare la questione (come era stato proposto dall’opposizione, ndr), possiamo decidere di non decidere, ma rischieremmo il commissariamento, con la conseguenza che una ventina di autonomie scolastiche andrebbero quasi certamente in fumo - ha ricordato De Nisi -. Il Consiglio, quindi, deve assumersi le proprie responsabilità e fare scelte che altrimenti farebbero altri, con ben peggiori conseguenze». Alla fine il piano di dimensionamento è stato licenziato con 15 voti a favore, 5 contrari e un’astensione. Si è quindi passati alla variazione di bilancio resasi necessaria per nuove entrate (in prevalenza fondi comunitari) pari a circa un milione e 600mila euro, sulla quale ha relazionato l’assessore al Bilancio Pasquale Fera. Un provvedimento che in teoria non avrebbe dovuto creare problemi alla maggioranza, anche in considerazione del saldo positivo della variazione al documento contabile, ma al momento della votazione, il consigliere Nicola Altieri non è riuscito a rientrare in aula in tempo per esprimere la propria preferenza, quindi si sono contati 10 voti a favore e 10 contrari. Situazione di parità che, come previsto dal regolamento, ha sancito la bocciatura della variazione di bilancio da parte dell’Assemblea. Ne è seguito un acceso scontro tra i consiglieri di opposizione (in particolare Crupi e Rodolico), che chiedevano la ratifica del voto, e quelli di maggioranza, tra cui lo stesso Altieri, che rimarcavano invece l’evidente volontà politica di approvare il documento. Al termine, è stato lo stesso presidente De Nisi a suggerire la soluzione, con la convocazione di un Consiglio straordinario entro la fine della settimana per l’approvazione della variazione. Infine, unanimità è stata riscontrata per l’approvazione dello statuto del Gac (Gruppo azione costiera) che riunisce i soggetti pubblici e privati coinvolti nello sviluppo sostenibile delle zone di pesca.

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mini orsola-fallara

E' indagato per falso in atto pubblico per la vicenda tristemente nota come "caso Fallara" - l'indagine sul buco riscontrato nei conti del comune di Reggio - ma si dice "sereno" ed è convinto di aver chiarito la sua posizione. Il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, uscendo ieri dal Cedir, il palazzo della Procura, ha ostentato tranquillità: "Ho soltanto chiarito la mia posizione rispetto alle vicende contestate - ha spiegato -  evidenziando, così come è scritto dagli stessi ispettori ministeriali, il distinguo tra le competenze, che sono gestionali in capo ai dirigenti, e quelle in capo alla politica. Ho dimostrato in maniera chiara la mia estraneità alla vicenda". Scopelliti è stato interrogato per quasi due ore dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, dall'aggiunto Ottavio Sferlazza e dai pm Sara Ombra e Francesco Tripodi. Il contenuto dell'interrogatorio è ovviamente top secret, ma il breve commento che Scopelliti ha affidato ai cronisti lasciando la Procura è pesante, e l'interpretazione necessariamente univoca. L'ex amatissimo sindaco del comune di Reggio, eletto e rieletto a furor di popolo, ha apertamente scaricato la Fallara, dirigente comunale del settore finanze suicidatasi un anno fa ingerendo acido muriatico.

Era proprio dicembre, infatti, quando la donna, tra i burocrati più vicini a Scopelliti, si tolse la vita dopo essere stata indagata per essersi auto liquidata illegittimamente centinaia di migliaia di euro. Dall'indagine della Procura reggina, tra l'altro, emersero analoghi pagamenti non dovuti da parte del comune all'architetto Bruno Labate, allora legato sentimentalmente proprio alla Fallara. Lo stesso Bruno Labate divenne in seguito il capo della delegazione romana della Regione Calabria, un incarico "parcheggio" in attesa di arrivare a Fincalabra, almeno così ha sostenuto lui stesso spiegando che queste nomine erano arrivate grazie alla mediazione della Fallara nei confronti di Franco Zoccali, oggi dirigente generale della Regione, e di Scopelliti. E' chiaro dunque che Orsola Fallara fosse una persona di fiducia del presidente della Regione, anche alla luce - come scrive Giuseppe Baldessarro sul Quotidiano di oggi - del fatto che essendo una dirigente esterna era stata chiamata a guidare l'ufficio finanze del comune con un incarico fiduciario. Ma, secondo Scopelliti, questa sua fiducia sarebbe stata tradita, e la dirigente avrebbe agito autonomamente. La politica, dice il presidente, non poteva sapere, e quindi tutte le colpe sono della Fallara.


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Mercoledì, 21 Dicembre 2011 17:09

Pisl, botta e risposta Barbieri-De Nisi

mini De Nisi BarbieriIl presidente della Provincia di Vibo, Francesco De Nisi, risponde con un certa durezza alle critiche rivolte alla sua amministrazione proprio da un ex assessore, Paolo Barbieri. Tra i due, entrambi del Pd, c'è una polemica serrata da quando Barbieri è stato estromesso dalla giunta, ma la questione che ha fatto scattare la scintilla questa volta è puramente amministrativa, e riguarda i Progetti integrati di sviluppo locale. Secondo Barbieri, in sintesi, la programmazione presentata dalla Provincia in merito è stata molto lacunosa - "un solo progetto, anzi mezzo" - tanto da arrivare a parlare di "naufragio politico e amministrativo" e di "svuotamento di anni di lavoro". A stretto giro di posta è arrivata la replica di De Nisi, con una nota stampa diffusa oggi pomeriggio.

«La strumentalizzazione di una questione operativa - esordisce il presidente - mi costringe a replicare alle affermazioni di Barbieri che non si fa scrupolo di screditare non soltanto il lavoro di tante persone impegnate nella presentazione dei Pisl, ma anche l’attività che egli stesso ha svolto quando rivestiva la carica di assessore. Barbieri accusa la Provincia di non aver sfruttato al meglio i Pisl, di aver presentato un solo progetto e, in sintesi, di aver fatto sfumare questa opportunità. Innanzitutto - prosegue De Nisi - è bene ricordare che dalla sostituzione di Barbieri in giunta fino alla presentazione dei progetti è passato poco più di un mese. Un mese durante il quale, si presume, la Provincia avrebbe demolito il lavoro svolto anche da Barbieri, che quando era in carica ha gestito la fase concertativa relativa all’elaborazione dei progetti. Ovviamente non è così, e non soltanto per l’improbabile tempistica, ma perché i Pisl coinvolgono decine di soggetti pubblici e privati, tra Comuni, associazioni di categoria, ordini professionali, sindacati. Barbieri, dunque, ha una considerazione di se stesso troppo alta se crede davvero che la sua assenza abbia potuto compromettere la corretta presentazione delle proposte». Nel merito della questione, poi, il presidente precisa: «Il bando regionale non affida alla Provincia un primato nella progettazione complessiva, ma soltanto un compito di coordinamento territoriale. L’Amministrazione provinciale, quindi, ha fatto la sua parte fino in fondo, come ente capofila del progetto sulla mobilità intercomunale (completamento e messa in sicurezza della Tangenziale Est, ndr) e come partner negli altri progetti finanziabili, dove a fare da capofila sono diversi Comuni. La verità - è la conclusione - è che Barbieri non ha resistito alla tentazione di gettare fango su una procedura trasparente e concertata con tutti i soggetti coinvolti, anche a rischio di sporcare il suo stesso lavoro, che però oggi non può più rivendicare perché fuori dall’esecutivo provinciale. Inoltre, le sue critiche sembrano figlie di una mentalità ormai desueta e deleteria, che tanti danni ha fatto in passato, quando il potere politico coincideva con la possibilità di gestire in prima persona il denaro, distribuendolo agli amici e agli amici degli amici. Oggi, invece, ciò che conta è il risultato finale, cioè l’utilizzo efficace delle risorse per creare sviluppo, che può scaturire soltanto da una programmazione condivisa e da una concreta collaborazione tra i soggetti pubblici e privati coinvolti nella crescita socio-economica del territorio».

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traversa 2La conclusione ufficiale dello psicodramma andrà in scena domani, con la formalizzazione della lettera di dimissioni che è già pronta sulla scrivania del segretario generale del comune di Catanzaro. Domattina verrà protocollata: da quel momento Michele Traversa avrà 20 giorni per ripensarci, ma è lui stesso a chiarire che non tornerà indietro, e dicono sia un uomo di parola. Pare che nel giorno più lungo della sua carriera politica, cioè ieri, abbia ceduto anche emotivamente di fronte al suo fallimento, come lo ha definito lui stesso. Dicono addirittura di averlo visto in lacrime, sofferente e depresso nel chiedere scusa alla sua città. Ma non se la sentiva, l'ex presidentissimo. Non poteva essere lui "a licenziare padri di famiglia e a chiudere le scuole", e dunque ha scelto.

Ha scelto tra se stesso e i catanzaresi, il sindaco-deputato. Ha scelto le vellutate poltrone di Montecitorio, perchè pare che lo scranno di primo inquilino di palazzo dei Nobili attualmente sia postazione molto meno comoda. L'analisi politica va fatta, senza faziosità, poichè lo spessore e l'onestà del personaggio lo richiedono. E dunque: il comune sta per sforare il Patto di Stabilità per 12 milioni di euro; c'è una voragine nelle casse dell'ente; le società partecipate sono al collasso e molti lavoratori rischiano il licenziamento; l'edilizia scolastica è in una situazione gravissima, con tanti edifici attualmente frequentati che sono ad alto rischio e che quindi dovranno essere chiusi; la gestione dei rifiuti è in tilt e la discarica di Alli è una polveriera pronta ad esplodere. Tutto vero, e tutto già noto da mesi, soprattutto. Traversa non poteva non sapere: prima delle elezioni, durante la campagna elettorale, nei suoi primi 6 mesi di mandato. Ed anche i catanzaresi sapevano, e proprio perchè sapevano avevano scelto, in massa, di affidarsi nelle mani di quell'amatissimo ex presidente della Provincia, che era diventato un simbolo del buon governo anche per gli avversari. Un politico vecchio stampo, una persona di grande esperienza, un ex fascista diventato col tempo sempre più "istituzionale", un uomo che, in democrazia, sa comandare e sa far funzionare le cose: per questo Traversa aveva stravinto contro l'ottimo ma imberbe Scalzo, a cui gli apparati regionali del Pd - sempre fautori di dinamiche politiche medievali - hanno dato spazio solo perchè c'era la certezza di perdere. Doveva essere un messia, l'uomo della provvidenza per la città capoluogo di regione, per questo l'avevano votato tutti. E invece.

Ammette il fallimento, il sindaco-deputato, e getta la spugna. Chiede scusa, e fa bene, perchè ha tradito i suoi elettori. E' onesto nel farlo, ma le difficoltà della città sono solo delle concause. Il motivo principale è uno, e riguarda molto poco l'interesse generale e molto di più quello di un singolo, lui. Basta domandarsi, con la stessa onestà che si riconosce, a ragione, a Traversa, perchè tutto ciò sia successo ora. Perchè il sindaco getta la spugna proprio adesso? La risposta è una sola, e sta nella decisione della giunta per le elezioni di Montecitorio di obbligarlo a scegliere tra il Comune e la Camera. Inutile nascondersi. Dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha sancito l'incompatibilità tra le due cariche, Traversa aveva preso tempo, ma adesso una recentissima lettera del presidente della Camera lo ha obbligato a scegliere, e lui ha scelto. Non ha scelto quando ha scoperto il buco nelle finanze comunali, non ha scelto quando ha saputo delle difficoltà che avrebbe avuto nell'amministrare, ha scelto quando è stato obbligato. E, oltre a scaricare una città intera in nome di una sua convenienza personale, ha provocato un terremoto anche nel suo partito.

Si è subito dimesso, infatti, da coordinatore provinciale del Pdl, ma molti, troppi nel partito catanzarese hanno preso le sue dimissioni come un ceffone politico che sarà difficile smaltire. Sì, è anche probabile, come dice Traversa, che Catanzaro resterà in mano al centrodestra, ma con che animo e con che fiducia torneranno alle urne i cittadini, a distanza di un anno dall'avvento del messia, sapendo di essere stati traditi anche dal più popolare e amato punto di riferimento politico di Catanzaro? E infine Traversa, che ha fatto cose meravigliose come il parco della Biodiversità, non prova alcun imbarazzo nel chiudere la carriera politica abbandonando la sua barca in cattive acque per salpare verso lidi ben protetti da privilegi vitalizi? 

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Martedì, 13 Dicembre 2011 19:57

Salerno nega l'aggressione. La denuncia c'è

In merito alla notizia, data ieri, di un pasticcere serrese che ha denunciato di essere stato aggredito dal consigliere regionale Nazzareno Salerno, Il Vizzarro.it sente il dovere di precisare alcune cose, anche in relazione alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso consigliere regionale ad alcuni quotidiani calabresi.

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Miei cari accoliti, vi scrivo questo pizzinno...ehm scusate questa lettera, per lasciare ai postumi ospedalieri la mia parola. Voglio raccontarvi una parabola:" 
Un Pubblico Ministero si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che cosa hai fatto per ereditare la vita eterna?".Nazzareno gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi? Cui cazzu si 'ndi futta di la leggi, pentiti di 'mmerda". Costui rispose: "Amerai Don Peppe tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e con tutti i tuoi voti.... e il prossimo tuo come te stesso, ma quest'ultima non è obbligatoria".E Don Peppe: "Hai risposto bene; fà questo e vivrai".  Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Don Peppe: "E chi è il mio prossimo?". Don Peppino riprese: "Un pidiellino scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero, lo sputazzarono, le derisero, e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.  Per caso, un Padre degli umiliati scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.  Anche un magistrato, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un consigliere regionale, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.  Gli si fece vicino, e gli chiese quanti voti avesse, quando capì che aveva una bella famiglia numerosa, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.  Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.  Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Quegli rispose: "Chi ha lavorato a futtacumpagnu.". Don Peppe gli disse: "Và e anche tu fa lo stesso"

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