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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Si è materializzata la crisi politica che covava da tempo all'interno dell'amministrazione comunale di Vibo Valentia. Ieri l'ultimo atto di una guerra tutta interna al centrodestra: gli assessori comunali Pasquale La Gamba e Antonio Schiavello, entrambi del Pdl, si sono dimessi dalla Giunta guidata dal sindaco Nicola D'Agostino. Già da tempo si era consumata la frattura tra il primo cittadino e l'Udc, ma ora ha ben altro peso dal punto di vista politico la frattura con il Pdl
Quella di domani sarà l'occasione per "elencare, senza timore di essere smentiti, tutta una serie di attività amministrative dei precedenti sindaci Salerno e Censore che con i loro espedienti, chi indebitando il Comune per mascherare la propria incapacità politica ad ottenere finanziamenti pubblici, chi contraendo prodotti finanziari per ottenere un po' di liquidità necessaria alla propria visibilità, hanno fortemente ingessato il bilancio dell'Ente". Ad intervenire sulla delibera della Corte dei Conti, dalla quale emergono presunte irregolarità nella gestione del bilancio, è l'ex primo cittadino Raffaele Lo Iacono il quale, per la mattinata di domani, alle ore 11, presso la sala giunta del Comune, ha organizzato una conferenza stampa unitamente al collega dell' Udc Giuseppe Raffele ed a Maria Abronzino, Francesco Bonazza, Antonio Procopio e Biagio Vavalà, già assessori della precedente amministrazione."I sottoscrittori - affermano gli esponenti politici - intendono chiarire in merito a quanto nei giorni scorsi è stato impropriamente addebitato alla precedente amministrazione sulla situazione finanziaria del Comune di Serra San Bruno e stigmatizzare l'inconcludente quanto dubbio, sotto ogni profilo, operato della maggioranza pidiellina".
Riceviamo e pubblichiamo:
Con tutta evidenza, troppo impegnata a far assumere i propri parenti al Parco regionale delle Serre, l’amministrazione comunale non riesce ad affrontare neppure il più elementare dei problemi. Tra le innumerevoli vicissitudini che la nostra cittadina sta vivendo, viene, ad esempio, da chiedersi, possibile che, tra sindaco ed assessori, nessuno si sia accorto delle decine di cani randagi che vagano indisturbate per il paese? Dal cimitero a Santa Maria, passando per le strade del centro storico, non si fa che assistere a mute di cani sempre più numerose. Sono decine le segnalazioni, quotidianamente, prodotte da privati cittadini stanchi di non ricevere risposte da un’amministrazione latitante.SERRA SAN BRUNO - 221 giorni or sono una nuova squadra, questa volta targata PDL, saliva i gradini di palazzo Tucci e, tra le molte aspettative figlie delle faraoniche promesse fatte in campagna elettorale, si apprestava a sedere sui banchi della maggioranza. Una maggioranza legittimata da 1803 preferenze, assegnate da altrettanti cittadini che hanno deciso di dar credito al tanto sbandierato vento di cambiamento ed alla tanto ostentata sinergia comune-regione. 1803 persone che, tramite il loro candidato di fiducia, hanno consegnato le chiavi della casa comunale a chi prometteva discontinuità col passato ed una nuova, trasparente ed attenta attività amministrativa. La formidabile compagine veniva presentata agli occhi degli elettori come una squadra eterogenea, fatta da un mix, a loro dire perfetto, di altisonanti amministratori regionali e provinciali con tanto di garanzie alle spalle, di giovani leve pronte con il loro entusiasmo a dare nuovi imput e di affermati imprenditori disposti a mettere la loro esperienza a disposizione dell’intera cittadinanza. Una squadra, insomma, capace di dar voce ad ogni strato sociale nella nostra comunità, vogliosa di carpire i problemi che affliggono la cittadina ed i suoi abitanti e smaniosa di risolverli.
Oggi, sette mesi dopo, alla notizia della revoca della nomina di un assessore, Bruno Zaffino, c’è chi dice “c’era d’aspettarselo”.
Se è vero, come è vero, che le urne hanno attribuito 1803 voti al PDL, è altrettanto innegabile che la maggioranza assoluta dei cittadini serresi, 2791 persone, abbia deciso di bocciare la lista dei berluscones. Durante la campagna elettorale, in molti consideravano quella del consigliere regionale Nazzareno Salerno una presenza più che ingombrante per la futura amministrazione. Si mormorava che in caso di vittoria sarebbe stato lui a gestire le fila dell’amministrazione, condizionandone l’intero operato. Le voci di corridoio non passarono in sordina e dai palchi pidiellini arrivarono le prime smentite. Tuttavia, il detto latino “vox populi vox dei” ha trovato la sua ennesima conferma già dal primo consiglio comunale, quando, in un clima di guerriglia urbana, il neo eletto capogruppo di maggioranza, dopo aver dispensato nomine e deleghe, ha preso il posto di comando per condurre la sua solitaria battaglia. Da solo ha iniziato a relazionare sull’ordine del giorno, da solo continua ad attaccare la minoranza, da solo si difende mentre il resto dei suoi rimane in silenzio, a guardare e forse sentire. Il copione non cambia, fino all’ultimo consiglio comunale, quando interviene per menar vanto degli assessori e della giunta. Intanto nel prosieguo della nuova stagione amministrativa, tra strafalcioni burocratici e presunte illegittimità, si arriva a silurare uno degli assessori, Bruno Zaffino appunto, l’imprenditore che, con i suoi 223 voti, è stato senza dubbio uno dei protagonisti della vittoria.
Un mese e mezzo fa, il nostro collaboratore Bruno Vellone, dalle colonne de “il Quotidiano”, aveva anticipato gli scenari di una possibile rottura tra gli assessori Polito e Zaffino ed il resto della maggioranza. Anche in quel caso arrivò puntuale la smentita. Il duo, dalle pagine dello stesso giornale, bollò come “insinuazioni prive di fondamento” le indiscrezioni. “Insinuazioni” divenute fatti. Fatti per i quali è lecito attendersi una spiegazione politica.
Che la politica non possieda più la capacità di ascoltare le istanze del popolo non è certo una novità. Ma quando questa si adopera con astuzia per accrescere ancora di più i propri interessi forse vale la pena di fermarsi un po’ per iniziare a chiedersi “dove stiamo andando?”, o meglio “dove si vuole arrivare?”
Dopo tutto alcuni mostri abbiamo contribuito a costruirli anche noi. Li abbiamo tirati su un po’ per volta. Li abbiamo forgiati giorno dopo giorno, saziandoli nel cuore delle campagne elettorali di applausi e calde strette di mano che, di contro, hanno poco in comune con i saluti gelidi e distaccati del post elezioni. Alcuni addirittura li abbiamo legittimati al potere, nutrendoli di ics tracciate di fretta in anguste cabine elettorali, con matite ben temperate da tante false speranze palesatesi nel tempo in reali illusioni.
La politica è sorda. Lo sanno i giovani che provano sempre meno amore nell’interessarsene e lo sanno i padri di famiglia che (e non è un luogo comune) riescono a stento ad arrivare alla fine mese. Ma, in alcuni casi, non si tratta di incapacità di ascoltare e né tanto meno di sordità acuta. Si tratta piuttosto di sfrontatezza, arroganza e malizia. Altrimenti non si spiegherebbe perché, in un’epoca in cui finalmente la politica inizia ad interrogarsi sui costi della politica, a qualcuno venga in mente di remare controvento, continuando a privilegiare la casta, senza ricordare che l’obiettivo di chi ci governa non è di certo la crescita dello spessore del proprio portafogli.
Ma facciamo un passo indietro.
Lunedì 11 luglio scorso, durante la seduta del Consiglio Regionale, uno dei massimi esponenti del partito berlusconiano della nostra provincia, Nazzareno Salerno, ha avuto la premura di presentare un emendamento che mirava al ripristino del vitalizio per gli assessori regionali esterni e per i sottosegretari di giunta. Che tradotto significa assicurare la pensione a vita anche a coloro i quali non sono stati eletti dal popolo ma, piuttosto, nominati direttamente dai partiti. Si tratta di un fatto grave che la stessa maggioranza ha etichettato fin da subito come uno scellerato e maldestro tentativo di favorire qualche collega politico. Un tentativo che dipinge sul volto di Salerno la maschera del furbetto mancato. Infatti il consigliere aveva introdotto nell’assestamento di bilancio l’inghippo celandolo dietro la dicitura di “disposizione abrogativa e sostitutiva dell’art. 1 della legge regionale del 26 febbraio 2010 numero 7”. Una dicitura eccessivamente tecnica, in puro politichese, perché altrimenti magari la gente “capisce”!
Per fortuna le critiche sono state immediate, oltre che da tutti i partiti del consiglio, anche da parte della stessa maggioranza, tanto che perfino Cesella Gelanzè dello stesso PdL ha impiegato poco per definire la proposta di Salerno scellerata e vergognosa, e addirittura il governatore Scopelliti dai banchi della presidenza, e di fronte al consiglio regionale al gran completo, ha “invitato” Salerno a ritirare immediatamente l’emendamento, bollandolo come “un attacco vergognoso alla politica dei sacrifici. Sacrifici che sempre più gravano solo sulle spalle dei cittadini”.
Quindi, nonostante nei giorni scorsi sia stato reso noto l’ammontare degli stratosferici stipendi dei nostri consiglieri regionali, tra i più alti di tutta Italia (più di 12.000 euro al mese di stipendio base!), Salerno continua, come un Robin Hood al contrario, nella sua imperterrita battaglia di paladino dei più ricchi, visto che già nei mesi scorsi aveva dato parere favorevole sulla norma che avrebbe consentito ai consiglieri regionali di mantenere un doppio incarico e di conseguenza un doppio stipendio (consigliere regionale e contemporaneamente sindaco di una città).
Ecco perché a questo punto è necessario chiedersi quali siano gli obiettivi veri della politica che ormai da tempo ha smarrito il suo ruolo originario, fino ad allontanarsi definitivamente dai bisogni reali di cui invece dovrebbe rendersi portavoce. Bisogni reclamati da un territorio e da migliaia di cittadini che si misurano quotidianamente con le difficoltà della nostra epoca e che francamente, vivendo in una terra martoriata, non considerano affatto una priorità il ripristino del vitalizio agli assessori esterni o il garantire un doppio incarico a potenziali “sindaci-consiglieri regionali”.
E io pago!
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