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Direttore responsabile: Sergio Pelaia.
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova, Bruno Greco.
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
NARDODIPACE - Ha organizzato tutto nei minimi particolari, D.E., 53 anni, titolare di una ditta edile del Cosentino, arrestato dai carabinieri della locale Stazione, guidati dal maresciallo Mastrodomenico Vittorio e diretti dal capitano della Compagnia di Serra San Bruno, Stefano Esposito Vangone. In base a quanto siamo riusciti ad apprendere, il 53enne truffava gli anziani del piccolo centro posto al confine tra le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, proponendo loro dei fittizi progetti fotovoltaici ed il successivo smaltimento delle lastre di eternit, presenti sui tetti delle abitazioni. Non sapendo cosa veniva loro proposto, i soggetti in questione si sono visti accendere dei veri e propri finanziamenti. Come se ciò non bastasse, il titolare della ditta edile - a tal proposito - si faceva consegnare un documento di riconoscimento, per poi firmare direttamente i contratti. Da qui, l'intervento inevitabile di Equitalia che spediva agli anziani le apposite cartelle esattoriali. Rendendosi conto della truffa messa in campo nei loro confronti, le vittime dell'accaduto hanno denunciato il fatto ai carabinieri della locale stazione, che hanno subito identificato il responsabile.
Brutta avventura per un commerciante serrese, B.S., 60enne, che opera nel campo dei mangimi, il quale nel pomeriggio di oggi, è rimasto vittima di una rapina, avvenuta ad Ariola, frazione di Gerocarne. Mentre stava effettuando il giro con il suo furgone, il commerciante sarebbe stato fermato da due persone con il volto coperto e armati di fucile e pistola i quali, a loro volta, hanno fatto prima scendere il 60enne dal furgone, per poi sottrargli circa mille euro in contanti. I carabinieri della stazione di Soriano Calabro, guidati dal maresciallo Barbaro Sciacca, si sono subito messi a lavoro per cercare di risalire agli autori del gesto.
VIBO VALENTIA - Nonostante il regime di carcere duro, il presunto boss Leone Soriano ha trovato la forza di inveire contro magistrati e forze dell’ordine. Tra le righe, ma neanche tanto, durante la sua deposizione nell’aula bunker del tribunale di Vibo Valentia dove si sta svolgendo il processo al clan di cui sarebbe il capo indiscusso, ha lanciato avvertimenti e minacce. Un’abitudine che non ha perso nel corso degli anni. Collegato in videoconferenza dal carcere di Viterbo dove è sottoposto al 41bis, Soriano, nel corso di dichiarazioni spontanee, ha inveito contro gli artefici dell’operazione antimafia “Ragno”. Gli attacchi del boss hanno avuto come bersaglio, fra gli altri, l’allora pm della Dda di Catanzaro Giampaolo Boninsegna ed il comandante della Stazione dei carabinieri di Vibo, Nazzareno Lopreiato.
Una passeggiata serale al termine di una torrida giornata d’agosto. Probabilmente un’idea venuta in mente a molti, a Mandatoriccio, piccolo comune del basso Jonio cosentino di 1200 anime. Nessuno, però, poteva pensare di imbattersi nel ritrovamento fatto da alcuni passanti. Un feto di circa otto centimetri e dal peso di appena 15 grammi, abbandonato sul selciato di una stradina del centro storico. Immediata la segnalazione ai carabinieri, che, intervenuti sul luogo, hanno effettuato i primi rilievi e prelevato il feto. Trasportato presso l’obitorio dell’ospedale di Rossano, è stato sottoposto ad un primo esame esterno e, nelle scorse ore, all'autopsia effettuata dal perito incaricato dalla locale procura.
SORIANO CALABRO - Sarebbero stati sorpresi, mentre curavano una piantagione di trecentocinquanta piante di cannabis. Con questa accusa, i carabinieri della stazione di Soriano, alle dipendenze della Compagnia di Serra San Bruno, hanno tratto in arresto Pasquale De Masi, ventinovenne disoccupato di Soriano con qualche precedente, e Nicola Ciconte, 28enne incensurato. Le piante erano già state localizzate in precedenza dal personale dell’ 8° Elinucleo Carabinieri di Vibo Valentia. Per i due sono, dunque, scattate le manette e, successivamente, sono stati condotti agli arresti domiciliari, su disposizione dell’ autorità giudiziaria. L’operazione è andata a buon fine grazie anche al supporto dei militari dello squadrone eliportato Carabinieri Cacciatori Calabria.
19 luglio 2013: Il giudice Manuela Gallo ha deciso di rimettere in libertà Pasquale De Masi, che già aveva dei precedenti alle spalle, e Nicola Ciconte, incensurato.
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