mini Gioiatauro_seaportNonostante le decise e ben motivate proteste di associazioni e movimenti del territorio, il Comitato portuale stamattina ha dato il via libera alla concessione demaniale alla società che dovrà realizzare il rigassificatore di Gioia Tauro. la decisione è stata presa a maggioranza: ha votato contro il sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore, che aveva chiesto un rinvio della seduta a causa della mancanza della certificazione antimafia e del Piano industriale, mentre, con una motivazione diversa, il sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi, non ha partecipato al voto e si è allontanato, sostenendo che il suo Comune attende le prescrizioni del Consiglio superiore dei lavori pubblici in materia di sicurezza.

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mini no_rigassificatore"A 14 giorni di distanza dalla prima manifestazione contro il rigassificatore di Gioia Tauro, che culminò con il rinvio del Comitato Portuale che avrebbe dovuto dare le autorizzazioni finali alla LNG Medgas, torniamo a manifestare. Il 6 marzo il Comitato Portuale fu rimandato, non per permettere la legittima consultazione democratica della popolazione, che fino a quel momento non era avvenuta, ma per motivi di ordine pubblico. Adesso torneremo a farci sentire per far capire ai 30 votanti che il territorio il rigassificatore non lo vuole, e per comunicare alla società investitrice che QUI NON LA VOGLIAMO!". E' su questi presupposti, di certo non campati in aria, che il Comitato contro il rigassificatore di Gioia Tauro tornerà a dare voce al dissenso del territorio

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mini no_rigassificatoreAlla fine i manifestanti hanno avuto la meglio e la riunione del Comitato Portuale è stata rinviata. Erano centinaia, stamattina, le persone riunite da associazioni e movimenti per dire no al rigassificatore di San Ferdinando. I manifestanti hanno bloccato l’ingresso della sede dell'Autorità Portuale di Gioia Tauro convocata per esprimersi sulla concessione demaniale alla società che dovrebbe realizzare il rigassificatore. Oltre agli attivisti dei comitati, delle associazioni e dei centri sociali calabresi, ad appoggiare la lotta contro la realizzazione dell’impianto sono stati anche Sel, Rifondazione Comunista e Movimento 5 Stelle. Nel corso della manifestazione di stamattina si è registrato qualche momento di tensione

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mini norigasRiceviamo e pubblichiamo: Mercoledì 6 marzo, il Comitato Portuale di Gioia Tauro si dovrà pronunciare sulla concessione quarantennale di un’area demaniale alla LNG MedGas Terminal Srl per la realizzazione del più grande rigassificatore previsto in Italia. Un appuntamento importantissimo che potrebbe decidere le sorti di una regione intera, ma che non trova il giusto rilievo nella stampa regionale.

Stiamo parlando di un’opera che terrebbe un’area vastissima di questo territorio sotto il costante rischio di una catastrofe: non sono le associazioni ambientaliste a dire questo, ma diversi istituti competenti, tra cui uno studio del 2003 citato dalla Commissione Energetica della California, ventilano l’ipotesi che, nel malaugurato caso di incidente in un impianto del genere, si genererebbe una nube incendiaria che distruggerebbe tutto nel raggio di 55km.

A fronte di queste preoccupazioni, supportate da fonti sempre citate in anni di sensibilizzazione contro la realizzazione di questo impianto, siamo costretti a leggere tentativi di sminuire fortemente questi rischi, attraverso degli articoli pubblicati su diverse testate dove non viene citato alcuno studio o alcuna fonte, ma la cui omogeneità fa pensare ad un’unica mente ispiratrice.

Per richiamare l’attenzione sull’appuntamento del 6 marzo e sui pericoli del progetto, abbiamo affisso uno striscione davanti alla Camera di Commercio di Reggio Calabria. La scelta non è casuale, visto che la Camera di Commercio reggina è una delle istituzioni che compongono il Comitato portuale: al suo presidente Lucio Dattola, e agli altri componenti che dovranno pronunciarsi su questa concessione, rinnoviamo l’invito a tenere in considerazione le preoccupazioni delle popolazioni locali e a dire No a un’opera le cui scarse ricadute nel territorio non giustificano affatto un rischio così grande.

Ai reggini, e a tutti i calabresi, chiediamo invece di rendere evidente la loro preoccupazione partecipando alla manifestazione che si terrà davanti l’Autorità portuale mercoledì 6 marzo dalle ore 9.30, in occasione della riunione del Comitato Portuale.

c.s.c. Nuvola Rossa

c.s.o.a. Angelina Cartella

Collettivo UniRC - AteneinRivolta

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mini lamezia_comitato_acquaRiceviamo e pubblichiamo:

Ci risiamo. A distanza di anni dall’inizio della battaglia che Il Comitato Lametino Acqua Pubblica sta portando avanti per la ripubblicizzazione della Lamezia Multiservizi SPA, anni nei quali fra le più importanti delle molte nostre lotte vi è stata la delibera di iniziativa popolare, sostenuta da oltre 700 firme, sul diritto all’acqua e sulla revisione dello statuto comunale per la definizione del Servizio Idrico Integrato come servizio pubblico privo di rilevanza economica e per la convocazione di un consiglio comunale aperto per la relativa discussione, dobbiamo registrare e denunciare pubblicamente l’assoluta indisponibilità dell’Amministrazione Speranza, non solo a mettere in pratica le azioni necessarie e concrete conseguenti (leggi modifiche statutarie comunali) ma anche solamente quella di concedere un incontro pubblico con i rappresentanti il Comitato Lametino.

Lo stesso Comitato ha più volte chiesto all’amministrazione e più direttamente alla persona del Sindaco un incontro ufficiale affinché potesse essere chiarita e dibattuta la pubblicizzazione del settore idrico e di tutti servizi di interesse comune gestiti dalla Lamezia Multiservizi.

Prima un laconico “non è possibile nell’immediato” ad una pur formale richiesta telefonica di udienza con la segretaria di gabinetto del Sindaco, poi il silenzio ad una richiesta formalmente inoltrata all’Ufficio Protocollo (vedi richiesta prot. n°85764 del 20/12/2012).

Risulta allora chiaro che NON E’ VOLONTA’ di questa Amministrazione e del Sindaco, suo più alto rappresentante, in nessun modo di dare seguito concreto a quelle che sono state le intenzioni solo pubblicamente dichiarate (ed in più occasioni) dagli stessi soggetti di sposare in pieno il risultato fortemente politico del referendum, di diventare un comune di riferimento dimostrando che, la dove esiste una volontà politica, è possibile segnare una svolta democratica e di giustizia sociale pur nelle difficoltà quotidiane che la gestione della “cosa” pubblica comporta!

Insomma, le prove saranno indiziarie ma portano tutte verso un'unica direzione… cedere le quote della Lamezia Multiservizi SPA ad un socio privato, con buona pace dei cittadini di Lamezia!

SI SCRIVE ACQUA, SI LEGGE DEMOCRAZIA!

Comitato Lametino ACQUA PUBBLICA

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mini diga-alacoFABRIZIA - Finalmente un segnale di forte partecipazione intorno alle questioni sociali. Era prevedibile, peraltro, che per una problematica così grave, come quella della potabilità dell’acqua, le persone si mobilitassero. La sala consiliare di Fabrizia domenica scorsa era piena di pubblico, profondamente proteso all’ascolto. Non si comprende perché una questione di vitale importanza, come quella della salubrità dell’acqua, si stia trascinando negligentemente  e non sia stata ancora seriamente considerata come un problema da risolvere. Tutto questo nonostante i frequenti accertamenti di non potabilità e nonostante, ancora, le continue denunce pubbliche, in particolare del Comitato Civico Pro-Serre, il quale, nella stessa serata di domenica, ha organizzato una pubblica assemblea di cittadini, intervenuti numerosi nella Piazza del Monumento a Serra San Bruno.

Preoccupa fortemente i cittadini dei nostri paesi di montagna, il fatto che le sorgenti a così alta quota, che dovrebbero di per sé essere una garanzia, siano invece così vulnerabili e soggette a complicazioni probabilmente d’origine inquinante ambientale. Affermare che le sorgenti sono pericolose perché “non controllate” non aiuta a migliorare, da nessun punto di vista, le aspettative e, soprattutto, non risolve la problematica connessa all’Alaco. Però in funzione di pronto intervento, il ripristino e la realizzazione di punti controllati di distribuzione sorgiva, dovrebbero far parte di una strategia di necessità. Purtroppo capire il reale stato delle cose, non è stato concesso, stante l’usuale manierismo del dire tutto ed il contrario di tutto. Tuttavia, nella relazione del Sindaco, sono risultate palesi alcune contraddizioni, specie in materia di intenti futuri. Bene ha fatto a sottolinearlo l’Insegnante Dott.ssa Rosa Suppa, che ha chiesto chiarezza su intenzioni future e scenari attesi; purtroppo senz’altro esito che quello di verificare la chiara indisponibilità ad accettare rilievi. Anche per questo, problemi irrisolti e contraddizioni restano.

I paesi del vibonese che hanno ceduto tutte le proprie acque all’azienda a capitale misto che le gestisce, si trovano al momento sconsolati e con scarse prospettive. Non s’intravede alcuna speranza di autonomia, che potrebbe raggiungersi se si fosse saggiamente intenzionati a non prorogare la convenzione alla Sorical, comportante oltre tutto costi esorbitanti. Pretendere l’utilizzo delle proprie sorgenti e riprendere lo sfruttamento dei pozzi, sarebbe igienicamente più sicuro ed economicamente più vantaggioso. Con il risparmio di tutti i soldi  che annualmente vanno erogati alla Sorical (45 mila euro è la cifra riguardante Fabrizia, come dichiarato dal Sindaco), molte opere idriche e distributive potrebbero essere realizzate nei territori nel giro di pochissimi anni. Ma l’azienda rappresenta una formidabile fonte di potere politico-economico, oltretutto allegramente gestibile non essendo soggetta a stringenti vincoli e rappresenta, al contrario, quasi una comoda zona franca.

Se risponde a verità il fatto che dal 21-22 dicembre Fabrizia non prende acqua dall’Alaco e se è vero che la situazione era ed è tranquilla, perché si è deciso di gettare panico nella popolazione? E, comunque, questo presunto paradiso, quanto durerebbe? “Fino alla fine di febbraio” perché l’autonomia, come dichiarato dal Sindaco, si esaurirebbe con questo periodo di stretto inverno.

Ma è più generale, nel territorio l’assenza d’interesse a pervenire ad autonomia di approvvigionamento idrico.

È stato affermato da più parti che le analisi successive a quelle di cui si è parlato finora (risalenti al prelievo del 6 dicembre) abbiano dato esiti negativi, consentendo di dichiarare la potabilità dell’acqua. Rimane tuttavia integro il timore che si stia pericolosamente tralasciando di valutare quei fattori chimici, prima denominati “benzene” che poi, nella precisazione successiva, vengono tecnicamente definiti  “COMPOSTI AROMATICI ALOGENATI DERIVATI DA BENZENE ESPRESSI COME BENZENE”.  Infatti, nella dichiarazione dell’A.R.P.A.CAL., diramata in funzione di errata corrige, non viene né smentito né confermato alcunchè riguardo alla potabilità dell’acqua, avendo specificato, in merito alle sostanze rilevate, trattarsi di componenti non previsti nel decreto legislativo n. 31/01 e quindi “senza limiti di legge”.

Certamente questa precisazione, non solo non è tranquillizzante, ma piuttosto è idonea a provocare serio allarme. I fattori inquinanti ci sono, e fa bene il Comitato civico pro-serre a ribadire che occorre unirsi – al di la del colore politico, come cittadini – per reclamare i propri diritti. La salute pubblica non si tutela voltandosi da un’altra parte o ignorando i pericoli in atto.

Da questo episodio può e deve sorgere un caso nazionale: le vecchie regole poste alla base delle indagini igienico-sanitarie, potrebbero essere delegittimate e rivoluzionate da una necessaria nuova attenzione scientifica. Qualcuno ricorderà i bei tempi in cui il D.D.T. veniva erogato generosamente dalle madri sulla testa dei bambini in età scolastica, in ogni caso di allarme pidocchi. Ebbene dopo l’uso smisurato per anni, questo pericoloso prodotto fu vietato, avendone accertato la natura cancerogena. Idem per eternit ed altri prodotti ritirati dal mercato. Le esperienze del passato ci dovrebbero aiutare a stare più in guardia nei confronti delle nuove insidie – ancora sconosciute ma reali – consigliandoci di evitare lungaggini che comprometterebbero, forse irreversibilmente, la salute e spesso anche la vita delle persone.

Maria Cirillo

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Fra la popolazione del comprensorio delle Serre si stanno registrando numerosi casi di malattie neoplastiche. Da diversi anni, infatti, pare sia visibilmente incrementato il numero di soggetti affetti da tumore, ed il fenomeno sembra assumere una particolare incidenza in rapporto al numero limitato di residenti. Il dato, seppur ancora indefinito, desta particolare preoccupazione tra gli abitanti, già pesantemente vessati dai ben noti problemi connessi all’inquinamento dell’acqua “potabile”, oltre che da svariate vicende, vecchie e nuove, che stanno interessando anche la qualità dell’aria. Pertanto si è arrivati, nei nostri paesi, a vivere in una situazione di timore per la salute. Ed è proprio nei più giovani, infatti, che negli ultimi anni si sono verificati delle preoccupanti forme di neoplasie come tumori cerebrali, linfomi e leucemie. 
Ma l’incidenza di tumori nel comprensorio delle Serre è davvero così preoccupante come sembra?
La cosa che più disorienta è che allo stato attuale non è possibile avere una risposta certa, perché nelle Serre, così come in tutta la regione, la diffusione delle patologie neoplastiche non è quantificabile. La Calabria, infatti, è una delle poche regioni in tutta Italia (assieme ad Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata) a non avere un registro Tumori, che rappresenta l’unico strumento valido ed attendibile per la raccolta di informazioni sui casi di insorgenza, variazioni territoriali e temporali delle varie malattie neoplastiche in un determinato territorio.
Il Comitato Civico Pro - Serre, da sempre sensibile ai problemi sociali ha deciso, pertanto, di  farsi parte attiva presentando al Cera (Centro Epidemiologico Regionale Ambientale dell’ARPACAL) un’istanza di indagine epidemiologica nel comprensorio delle Serre, con lo scopo di fare luce su questa delicata questione.
E così ieri pomeriggio a Serra San Bruno, si è tenuto il primo incontro, nel corso del quale il Comitato ha richiesto proprio ai referenti del Cera di avviare una raccolta di informazioni, al fine di poter dare una risposta certa, supportata da dati reali ed il più completi possibile ed avere così indicazioni sullo stato di salute della nostra comunità, convinti che solo un’adeguata analisi su base statistica, sia in grado di fugare ogni dubbio nella popolazione residente.
Nel corso dell’incontro, è stato illustrato dai componenti del Centro Epidemiologico Regionale, il modus operandi dello studio epidemiologico che riguarderà, così come richiesto dal Comitato, diversi territori. La prima indagine sarà avviata proprio nel Comune di Serra San Bruno, via via saranno acquisiti i dati dei comuni limitrofi.
Il Dott. Michelangelo Iannone, dirigente del suddetto Centro, ha spiegato ai convenuti alla riunione come fondamentale, ai fini della buona riuscita dello studio, sia la collaborazione dei sindaci oltre che dei medici di base, detentori dei dati in questione, chiarendo che tutta l’indagine sarà condotta in forma anonima, nel massimo rispetto della privacy. Il Comitato ha infine ribadito la propria disponibilità, garantendo la massima collaborazione per le attività che si renderanno necessarie. 
Attraverso tale analisi si vuole, quindi, lanciare un monito importante per uscire finalmente da questa condizione di omertà, per iniziare a rendere edotta la popolazione di quello che è lo stato reale delle cose. Semplicemente perché i cittadini di questo territorio, al pari dei cittadini di tutto il resto d’Italia, hanno il diritto di avere riferimenti ed informazioni precise, che scaturiscono da indagini adeguate a scoprire se esista un effettivo aumento delle malattie neoplastiche e delle mortalità ad esse connesse, individuando eventualmente le cause ed intervenendo, ove possibile,  per ridurre i fattori di rischio.
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mini rosi_lieduDopo le recenti polemiche che hanno ridestato, nell’operato di un’Amministrazione sempre più dormiente, la questione “acqua sporca”, il Sindaco di Serra San Bruno, Bruno Rosi, sembra essersi finalmente convinto a intraprendere delle azioni legali a tutela della salute dei cittadini. Peccato che proprio ieri lo stesso Rosi, assieme all’ex Sindaco Raffaele Lo Iacono, sia finito tra i 20 indagati dei NAS di Catanzaro nel secondo filone di inchiesta della vicenda Alaco. Le accuse riguardano la mancata disposizione dei controlli previsti dalla legge nel periodo 2009-2012.

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mini comitato_pro_serre

Nella mattinata di oggi, una delegazione del Comitato civico Pro - Serre, guidata dal presidente Salvatore Albanese, è stata ricevuta in Prefettura dal capo dell' Utg di Vibo, Michele Di Bari, per avere delucidazioni sulla non potabilità dell'acqua e su quali potrebbero essere le misure da attuare da qui a breve per risolvere il problema e, soprattutto, per venire incontro alle esigenze di circa 400mila calabresi, sgomenti e confusi a seguito del susseguirsi di ordinanze da parte delle amministrazioni locali.

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mini iniziativa_comitato_opt_1SERRA SAN BRUNO - L'altra faccia del paese. Quella di una comunità che non si rassegna, che lotta, nonostante le ingiustizie subite in questi anni. Si, domenica a Serra è scesa in piazza l'altra faccia del paese. Quella che non si piega, che non ha alcuna intenzione di abbandonare la terra che ha dato i natali a personaggi illustri, come Mastro Bruno Pelaggi o Sharo Gambino. E chissà cosa avrebbero esclamato Pelaggi e Gambino, vedendo Serra così degradata, defraudata e privata di ogni men che minima garanzia. Non osiamo immaginare...

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