mini gaberRiceviamo e pubblichiamo:

Domani, domenica 4 marzo, nell’ambito  della  sua quindicesima stagione,  l’Associazione “Tempo nuovo” propone una sua produzione teatrale. L’appuntamento, alle ore 21 presso il teatro “Impero", è con lo spettacolo “Una strana famiglia”, omaggio a Gaber, scritto da Angela Ada Mantella e Franco Candiloro.

In scena la Compagnia di “Tempo nuovo”, un fiore all’occhiello del sodalizio culturale chiaravallese, poiché è nata con il coinvolgimento dei  tanti giovani cresciuti attraverso le fila dei laboratori teatrali, da diversi anni ormai rivolti a bambini e ragazzi. La pièce, come in un simbolico passaggio di testimone,  è stata allestita secondo le direttive di regia impartite dallo stesso Franco Candiloro, lo storico presidente di “Tempo nuovo”  prematuramente scomparso qualche mese fa. È un lavoro teatrale al quale il sodalizio culturale tiene in maniera particolare e si tratta di un momento significativo dell’attività di “Tempo nuovo”  perché come ha  commentato l’attuale presidente, Mauro Bittoni, è attraverso i giovani ed i laboratori che si “semina” per il futuro, nella finalità di diffondere una cultura per il Teatro che deve appartenere a tutti. Ed è nel perseguimento di questo obiettivo che sono state anche programmate delle rappresentazioni dello stesso spettacolo appositamente rivolte alle scuole.

In attesa di vedere lo spettacolo, intanto, qualche anticipazione attraverso le note di regia. «Il Teatro è stato esplicitamente scelto  da Gaber come la possibilità più diretta e concreta per comprendere i malesseri  del mondo, denunciando lo scadimento soprattutto morale della nuova società. Con il teatro canzone, un linguaggio più di altri in grado di arrivare al cuore e al cervello scuotendo ed emozionando, Gaber canta la nostra fragilità esistenziale e le parole hanno il potere d’insinuarsi fra i pensieri come tarli, così l’ironia diventa grimaldello, e la capacità di ridere di se stessi e delle proprie nevrosi una forma lucida e consapevole di pietà».

Lo spettacolo evidenzia ancora l’importanza «di riconoscere i propri errori e le proprie sconfitte, perché comunque la consapevolezza e l’onestà intellettuale rimangono valori fondamentali»  e come  «in ogni caso ammettere la propria sconfitta  è indispensabile per poter ripartire con maggiore chiarezza e nuovi slanci».

Per contatti e informazioni si può chiamare al numero 0967/92186, consultare il profilo facebook di “Tempo nuovo”,   scrivere all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., o ancora  visitare il sito www.teatrotemponuovo.it.  

Pubblicato in CULTURA

mini mastro_bruno-cimiteroRiceviamo e pubblichiamo:

Chissà cosa avrebbe scritto! Ma forse neppure nella sua facondia avrebbe trovato le parole giuste per descrivere l’immobilismo o meglio l’assenza dell’amministrazione comunale. E si, perché, forse, neppure mastro Bruno Pelaggi sarebbe riuscito a descrivere “cu nu suniettu” lo stato comatoso in cui versa l’attuale maggioranza. Il buio cosmico dal quale sembrano essere avvolti gli inquilini di palazzo Tucci, trova ulteriore conferma nell’assenza di qualunque iniziativa tesa a celebrare il centenario del più grande poeta serrese. Non fosse stato per l’associazione culturale il “Brigante” l’evento sarebbe passato nel più assoluto silenzio. Certo, l’inerzia dell’amministrazione non sorprende nessuno, tanto più che a certificarne l’immobilismo è stato lo stesso sindaco che, nel cercare di dare una motivazione plausibile per mascherare il vero motivo della revoca della delega all’assessore Bruno Zaffino, ha parlano “di necessità di rilancio dell’azione amministrativa”. Un’azione che con tutta evidenza morde il freno in ogni ambito. Non fa eccezione il settore culturale, un settore, come peraltro tutti gli altri, in cui gli impegni assunti in campagna elettorale vengono quotidianamente disattesi. Ci saremmo aspettati, infatti, che in vista del centenario della morte di Mastro Bruno Pelaggi, l’amministrazione comunale si sarebbe attivata per celebrare degnamente l’evento. Ci saremmo aspettati che, sfruttando al meglio la famosa “sinergia comune-regione”, tanto professata in campagna elettorale, quanto disattesa nella quotidianità, cogliendo l’occasione del centenario pelaggiano, l’amministrazione avesse presentato un apposito progetto, all’assessorato regionale al ramo, per valorizzare e promuovere il patrimonio letterario locale. Sicuramente, non ci aspettavamo, maggiore serietà e rispetto degli impegni assunti in campagna elettorale, da parte di una compagine amministrativa che ha fatto delle promesse da marinaio una delle caratteristiche distintive. Per quanto riguarda la cultura, infatti, il programma sottoposto agli elettori dall’attuale maggioranza, a pagina sette, evidenziava la necessità di valorizzare “argomenti e problematiche specifiche del territorio e del patrimonio culturale locale”. Un patrimonio, oggi, mortificato dall’ignavia di chi avrebbe il dovere di tutelarlo e valorizzarlo. Un patrimonio al quale appartiene a pieno titolo mastro Bruno che, con i suoi versi, ha cantato il disagio, quanto mai attuale, di una terra in cui, ancora oggi, “cu pota si la scappa a novajorca”. Una “novajorca” che si trova in tutti in quei luoghi in cui tanti serresi, oggi come ieri, sono costretti ad emigrare per cercare un’opportunità. Una situazione che non dovrebbe lasciare indifferente la politica; o meglio una politica meno parolaia ed inconcludente come quella che, nel proprio programma elettorale definiva “cultura e turismo un binomio essenziale”. Un binomio che, con tutta evidenza, ha fatto la stessa fine di un altro binomio, quello comune –regione. Peccato che a non scappare a “novajorca” siano quanti dovrebbero andarci, “currijati cuomu cani/ cu frischi, cu lignati, cu bastuni, cu pitrati cu gruossi mazzacani”'. 

Mirko Tassone (consigliere comunale del gruppo "Al lavoro per il Cambiamento")

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mini rosi-mastro_brunoScultore della cultura, precursore della questione meridionale. Dal temperamento granitico e con la testa alta, ben dritta sulla schiena. Padre di un lamento irrequieto, bramoso di un riscatto che la sua terra, in realtà, non conoscerà mai. Neanche oggi. Bruno Alfonso Pelaggi, detto Mastro Bruno, a cent’anni dalla sua scomparsa rimane la più pregevole voce poetico-dialettale della Calabria del tardo ‘800. Poeta della protesta contro i mali del Meridione, dalle sue rime passò la denuncia dei sofferenti, dei miseri, di chi appartenendo agli ultimi difficilmente altrimenti avrebbe potuto rendere esplicito il proprio sdegno. Nel suo canto il patimento è patimento reale, la fame è fame vera. Talmente vera che “si pìgghja culla pala!”. Ecco perché a 100 anni dalla sua  scomparsa, è sembrato doveroso proporre una rassegna culturale di ben due giorni che mantenesse vivo l’interesse per questo artista. Ieri cantore della dignità e della miseria dei nostri avi, oggi orgoglio indiscusso per Serra San Bruno tutta. O quasi. Perché, in realtà, c’è chi non gradisce. Anzi rimane del tutto indifferente. In silenzio. Estraniandosi con leggerezza dai fatti come se si stesse celebrando il centenario di “la pitta chìna”. Ed è drammatico che questo silenzio assordante arrivi proprio dal palazzo municipale: nessuno dei membri della giunta comunale si è sentito in dovere di presenziare all’evento o di spendere una parola a riguardo. Unica presenza registrata quella del sindaco (forse perché invitato?), che durante il convegno di apertura ha sostato per circa un quarto d’ora sull’ingresso della sala. Impalato sulla porta, le braccia incrociate sul petto, l’espressione timida e quasi seccata. Come ad una cena a casa dei suoceri: “Ci vado, ma contro voglia!” 

Per di più, agli organizzatori di una manifestazione che ha dato lustro all’intera cittadina e a cui hanno partecipato centinaia di persone, non è stato nemmeno evitato di pagare la quota prevista per usufruire  dell’unica sala convegni disponibile in tutta la città. Supa corna vastunati. Anzi scarpidhati. 

Se davvero si vuole determinare il tanto agognato riscatto, una rinascita per la nostra terra, e non si inizia da quello che già abbiamo, dal nostro splendore, dalla nostra cultura, anche da Mastro Bruno Pelaggi e dal suo ricordo, da che cosa iniziamo? Se c’è l’intenzione reale di avviare un’inversione di rotta che sia oltre che civile ed economica, anche culturale, com’è possibile che giornate del genere passino in sordina? Mastro Bruno non avrebbe avuto riserbo e difficoltà a partorire un doveroso panegirico a riguardo. Magari un elogio all’ignoranza. 

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mini Nonsolo_Tango_Quartet__Eva_Petruzzi_e_Francesco_Panei2SERRA SAN BRUNO - L’8 gennaio scorso i "Nonsolo Tango Quartet", (Fabio Ditto, violino; Giovanni Smiroldo, fisarmonica; Michele Cosso, contrabbasso; Francesco Silvestri pianoforte), si sono esibiti a Serra San Bruno presso i locali di palazzo Chimirri. A completare il concerto assieme al quartetto, i campioni internazionali di Tango argentino Eva Petruzzi e Francesco Panei. L’esibizione dei "Nonsolo Tango Quartet" rientra nell’ambito del progetto culturale della Provincia, ideato e curato dall’assessore Rossella Valenzisi per il calendario degli eventi natalizi. Dopo l’introduzione avvenuta col tango in chiave moderna di Richard Galliano ("Tango pour Claude"), il maestro Francesco Silvestri ha preso la parola per presentare il progetto. La formazione nasce nel 2002 con lo scopo di esplorare linguaggi musicali tipici del Novecento: il tango della tradizione argentina, il nuevo tango di Astor Piazzolla, le composizioni di George Gershwin e le atmosfere di Kurt Weill. Il repertorio dei "Nonsolo Tango", oltre a diffondere l’affascinante tradizione popolare del Tango argentino, abbraccia la musica da film, tra cui le indimenticabili composizioni di Ennio Morricone, Nicola Piovani, Luis Bacalov e tanti altri.

Il concerto di domenica scorsa si è svolto in due parti: nella prima - omaggio alla tradizione popolare argentina - sono stati eseguiti "Oblivion", "Decarisimo", "Adiòs Noniño", "Invierno Porteno" e "Milonga de la Anunciation" di Piazzolla, e "El Choclo" di Villoldo. Mozzafiato la perfomance, intrisa di genuino erotismo, della coppia di ballerini Eva Petruzzi e Francesco Panei, maestri nel tenere incollato il pubblico ai suadenti sviluppi dei passi del Tango. La seconda parte del programma è stata caratterizzata dalla musica da film. I "Nonsolo Tango", hanno interpretato "Nuovo Cinema Paradiso" e "Metti una sera a cena" di Ennio Morricone; "Por una cabeza" di Carlos Gardel; "Il postino" di Luis Bacalov; "La vita è bella di Nicola Piovani" e "Morena" di Esteban Morgado.

Dulcis in fundo, preferendo ancora le composizioni di Piazzolla, a chiusura del concerto è stata eseguita la trascinante "Libertango". Una serata culturale di altissimo livello, dove però è mancata la rappresentanza comunale, rea, forse, di non aver pubblicizzato l’evento nonostante giorni addietro il materiale promozionale fosse stato recapitato agli amministratori del Comune. 

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