Venerdì, 02 Novembre 2012 17:47

Questo Ponte non s’ha da fare

mini no_ponteUna follia rischiosa” la definisce Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico. “Il Ponte peggiorerebbe un equilibrio idrogeologico già gravato di pesi”. Un investimento ingente per un’opera assurda. Con i piloni su Messina e Reggio, territori da mettere in sicurezza, sotto continuo pericolo di distruzione anche nel caso in cui si verificasse un terremoto di magnitudo debole. Il tutto per l’insana mania di rincorrere traguardi spropositati. Viziati dal rapporto distorto fra la natura ed un uomo sempre più schiavo della propria “grandezza”. Poco incline ad arrestare il costante sfregio ambientale.

Che il Ponte fosse inutile sembrava un concetto ormai assimilato. Ci illudevamo definitivo. Poi come un fulmine a ciel sereno contrariamente a quanto riferito due mesi fa, il governo Monti fa marcia indietro: prorogati i termini per l’approvazione del Ponte sullo Stretto. Altri 2 anni solo per completare il progetto.

Così come uno scheletro maldestramente occultato nell’armadio, il Ponte ritorna.

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mini asp-viboRiceviamo e pubblichiamo:

«Che ci sia qualcuno intenzionato a mettere in atto un’autentica operazione di spoliazione è noto a tutti ormai. D’altronde, è evidentissimo che nessuno abbia elementi oggettivi per poter confutare che la provincia di Vibo Valentia ma anche quella di Crotone, sia al centro di un preoccupante progetto di smantellamento che si amplifica, vertiginosamente, con il passare delle ore. A partire dai propositi di soppressione della Provincia, l’ultimo periodo è un crescendo di azioni che rischiano di minare la tenuta sociale dei territori più marginali. Nessuno, sia chiaro, intende assurgere al ruolo di sobillatore, ma quello che sta succedendo ai danni dei vibonesi e dei crotonesi è inaccettabile.

Così come è inaccettabile la complicità di alcuni ambienti locali di quel centrodestra finora totalmente incapace di congetturare atti concreti per il rilancio del territorio. A chi, forse per logiche partitiche continua a mortificare il proprio ambito di riferimento, ricordo che è proprio in questi casi che la politica tutta, senza distinzione di appartenenza, deve dimostrare coesione attorno all’unico interesse che giustifica la nostra postazione istituzionale: i cittadini».  

Parte da questa riflessione il Consigliere regionale del Partito Democratico che contesta nel merito la nuova proposta di legge del centrodestra che prevede un nuovo assetto organizzativo della sanità calabrese. In sostanza, il progetto di legge depositato dai consiglieri regionali Salerno, Chiappetta, Serra e Parente prevede la riduzione delle attuali cinque ASP che saranno soppiantate da tre grandi ASP e da altrettante grandi Aziende ospedaliere.

«Mentre da un lato la Giunta regionale dichiara di voler tutelare le autonomie provinciali, dall’altro, le Aziende sanitarie di Vibo e Crotone vengono soppresse con un semplice colpo di spugna. Nel provvedimento si dice anche: le nuove aziende subentreranno nei rapporti attivi e passivi delle vecchie aziende soppresse. Ma quali rapporti e quali aziende? Non si tiene conto della circostanza che le strutture ospedaliere dovranno essere fisicamente separate dal corpo delle aziende territoriali a cui oggi fanno riferimento e non sarà un’operazione semplice per i cittadini, per la qualità dei servizi, per i fornitori, per il personale e per tutta la macchina regionale che rischia di ingolfarsi terribilmente. Si prevede la nomina di commissari, dei quali non capisce quali siano poteri e funzioni, giustificati solo dall’esigenza di mandare via gli attuali organi apicali delle aziende. Si rischia che il 1° gennaio 2013, ci sia solo confusione e che le strutture ospedaliere e territoriali non abbiano alcun punto di riferimento, e che non sappiano più di quale azienda fanno parte. Sempre che il Governo Monti non impugni la legge avanti alla Corte Costituzionale, dato che incide fortemente sulle competenze del Commissario ad acta e sulle competenze della Commissione straordinaria che gestisce l'ASP di Vibo, sciolta per mafia».

Bruno Censore

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SERRA SAN BRUNO - Domenica pomeriggio presso il Centro Polisportivo di Serra San Bruno, in via San Brunone di Colonia, a partire dalle 17 si svolgerà un incontro di calcetto tra una rappresentativa dell'Associazione Volontari Ammalati Lourdes (Italia) ed una rappresentativa dei ragazzi egiziani attualmente ospiti a Serra San Bruno nell'ambito del progetto regionale di cooperazione internazionale "Pitagora Mundus" (Egitto). L'evento vuole promuovere una maggiore integrazione di questi ragazzi nel nostro territorio.

 

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mini il_sindaco_di_Serra_San_Bruno_Bruno_RosiSERRA SAN BRUNO – Malumori. Questo quanto traspare dalla maggioranza pidiellina che sostiene il primo cittadino serrese Bruno Rosi. Cosi tanti malumori che, secondo indiscrezioni, avrebbero indotto il consigliere regionale Nazzareno Salerno, dominus politico del centrodestra che ha investito sull’attuale sindaco, ad esercitare il bastone del comando. Cosa sta succedendo allora all’interno della maggioranza di Palazzo Tucci? Lo stallo amministrativo sta scontentando un po’ tutti e tutti reputano necessario un cambio di rotta all’insegna del rinnovamento e del rilancio dell’attività amministrativa perché, come dice qualche bene informato, «o si cambia registro o tutti a casa». Nel mirino di Nazzareno Salerno e dei suoi fedelissimi  l’immobilismo del sindaco Rosi e della sua giunta che non starebbero affrontando i problemi amministrativi che di volta in volta sorgono in seno alla cittadina della Certosa, preferendo invece lasciarseli scivolare addosso.

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mini 18169_1252335801959_1636458088_640049_4719359_n200mila euro per 4mila voti. 50 euro a voto. Sono le 7 del mattino e Domenico Zambetti, 60 anni, PdL, Assessore alla Casa nella giunta Formigoni, si sveglia con i carabinieri attorno al letto e le manette ai polsi. Secondo l’accusa, Zambetti, su cui grava anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, acquistò ‘pacchetti di preferenze gestiti dai clan Vibonesi e di Africo’ in vista delle regionali 2010. Ben 4mila voti, rivelatisi poi decisivi per la sua elezione al Pirellone con 11.217 preferenze totali. 

Le famiglie di riferimento del politico lombardo sarebbero i Mancuso di Vibo ed i Morabito-Bruzzaniti di Africo, agganciati grazie a Giuseppe D’Agostino (gestore di locali notturni a Milano con precedenti penali per traffico di droga) ed Eugenio Costantino (imprenditore).

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Domenica, 07 Ottobre 2012 13:30

Bruno Censore e l’antimafia di cartapesta

mini 546267_10150685458181306_653150564_nSerra. La mattina del 5 ottobre, ai piedi del cancello dell’istituto d’istruzione superiore ‘L. Einaudi’, vengono ritrovati 3 bossoli ad attendere l’ingresso dei ragazzi nella scuola. Il fatto provoca sgomento. Il preside denuncia il ritrovamento, la scuola chiude e gli studenti tornano a casa. Allora, dopo un lungo letargo, che si è protratto anche nelle ultime poco tranquille settimane, il vicepresidente della Commissione regionale Antimafia, Bruno Censore, seriamente preoccupato per l’accaduto, impugna carta e penna e scrive una nota di solidarietà a tutta la scuola, perché “si tratta di una scuola che da sempre è riconosciuta come baluardo di legalità e di diffusione del sapere”, ed inoltre - secondo lo stesso Censore - il misfatto sarebbe “indicativo del livello di criminalità che ormai serpeggia nel territorio delle Serre Vibonesi”.

Già, le Serre Vibonesi. Proprio la circoscrizione elettorale che partorì il consigliere regionale Censore. Un territorio che storicamente, ma soprattutto negli ultimi mesi, ha vissuto fatti di ‘ndrangheta ben più eloquenti

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mini 438_12_mediumLunedì 24 settembre. Reggio, Palazzo Campanella. Ore 11 del mattino. Attorno alla sede del consiglio regionale è il caos. La ‘testa d’ariete’ dei lavoratori forestali è pronta a sfondare i cordoni della polizia. Contemporaneamente Talarico, presidente del consiglio, partorisce il topolino: ‘Il controllo dei bilanci dei gruppi consiliari sarà affidato ad una società esterna. Lavoreremo per individuare ulteriori risparmi’. Sì, l’ha detto proprio lui. Franco Talarico, che per il 2012, stipendio a parte, gioverà di 185mila euro per spese di rappresentanza. 17 volte il salario di uno di quei padri di famiglia, forestali, a cui la regione dice ‘non ci sono soldi’.

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mini ospedale_chiaravalle_c.leIl decreto regionale n.162 del 13 settembre approva lo studio di fattibilità per la riconversione dell’ex P.O. di Chiaravalle C.le (CZ) in Casa della Salute. Continua quindi la riorganizzazione della rete di assistenza territoriale operata dal Presidente della Giunta Regionale, Scopelliti, in qualità di Commissario ad Acta. Oltre a quella di Chiaravalle, saranno 7 le Case della Salute istituite in tutto il territorio regionale di cui 4 nel cosentino (Praia a Mare, Trebisacce, San Marco Argentano e Cariati), una nel crotonese (Mesoraca), 2 nella provincia di Reggio (Scilla e Siderno) e nessuna in quella di Vibo.

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mini scoIl giornalista Bruno Vespa, per una volta tanto si decide a fare il giornalista. Indossa i panni del finto tonto e chiede imperterrito al suo ospite, il governatore Scopelliti: “Il consiglio regionale della Calabria lavora solo 14 giorni all’anno?” Lo studio di ‘Porta a Porta’, pochi minuti dopo la mezzanotte, sprofonda in un gelido silenzio. 3 secondi di scena muta. Poi Peppe Scopelliti, visibilmente in difficoltà, stringe le spalle e, da buon ‘sottoprodotto’ degli anni d’oro del Berlusconismo che fu, attacca con i soliti proseliti: “Se non possiamo finanziare le leggi, è inutile riunire il Consiglio regionale. Tuttavia, stiamo avviando una stagione di grandi riforme che ci permetterà di abbattere molti sprechi”, eccetera, eccetera. Bruno Vespa, volpone del tubo catodico, interrompe bruscamente il tortuoso giro di parole del politico reggino e non appagato affonda ancora il coltello nella piaga

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mini ospedale_serraLa mannaia sulla sanità nelle regioni commissariate non ha prodotto danni ingenti solo in Calabria. La stessa identica situazione è vissuta in Abruzzo dove il Presidente della Regione, Gianni Chiodi, commissario ad acta per la sanità, ha predisposto un piano di rientro che ha severamente penalizzato i piccoli ospedali, considerati ‘non coerenti con i fabbisogni di prestazioni della popolazione’. Così molte strutture ospedaliere abruzzesi sono state tagliate. Tra queste quella di Tagliacozzo, in provincia di L’Aquila, che serve un bacino di 30 mila abitanti. Le similitudini con il caso dell’ex-ospedale ‘San Bruno’, sono tantissime, se si pensa che la struttura di Tagliacozzo sorge in una zona montana mal collegata

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