Domenica, 22 Gennaio 2023 08:54

FIMMINA DI RUGA | Salvata da un esercito di donne

Scritto da Giuseppina Vellone*
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Foto Getty Images Foto Getty Images

Mafalda, la figlia piccola di zia Montagna è la mia madrina. Mafalda mia.
Se penso a qualcosa di costante nella mia vita non posso
che pensare a lei. Eppure, per anni, seguendo Bruno, il marito, maresciallo della forestale, non ha abitato a Serra.

Ho trovato, in un baule della mamma, tre vestitini miei di quando avevo forse uno o due anni: piccole pieghe, profili curati, fiocchetti. Vestitini che trasudano cura, pazienza, piacere. Tutti ricamati da lei. Mafalda, per la mia laurea, ha ricamato anche un lenzuolo splendido.

La freschezza del lino mi ristora d’estate, come mi ha sempre ristorato la presenza di Mafalda.
Ha sempre fatto da ammortizzatore fra me e mia mamma; fra la mia voglia di vita e il costante richiamo di mia mamma a quello che dovevo essere.

Mafalda ha ereditato dalla zia Montagna una sorta di distacco da ciò che è convenzionale; non tollera le imposizioni, anche se non è una donna trasgressiva. Non è tagliente come la madre, ma non scende mai a compromessi.
Quando lei, la mia mamma e le altre hanno iniziato a festeggiare l’8 marzo, lei era la tassista di tutte, ma non tollerava ritardi o ripensamenti: non è mai stata proprio diplomatica.

Mafalda ha anticipato i tempi: andava in Vespa con Bruno; ha guidato l’automobile; ha indossato il bikini.
Da Mafalda mi sono depilata per la prima volta: mia madre non voleva che lo facessi, come non voleva che mi sedessi sui gradini della chiesa o mi facessi la permanente. La vita di mia mamma era stata all’insegna della morale e così “doveva” che essere la mia. Come spesso accade, ciò che l’aveva fatta soffrire lei tentava di riproporlo a me, in un’inesorabile catena di insoddisfazione.

Mafalda no! Lei è pronta, aperta verso le cose della vita. Chiusa, anzi serrata, rispetto al giudizio degli altri.
Mia madre ha vissuto guardando la vita con gli occhi di un giudice, Mafalda è stata una difesa indomita.

Il peccato per lei è la slealtà, la mortificazione, l’arroganza, l’ipocrisia. Mentre mia madre viaggiava alla deriva dell’indecisione, nella ricerca onnipotente della perfezione, Mafalda agiva anche sbagliando (il mio lenzuolo è invertito nel ricamo!); per lei è più importante ora: un “presente imperfetto”, un attimo vissuto.

Mafalda mia.
È stata anche mia confidente del primo dolore d’amore. Quando mia madre sentenziava che non dovevo abbassarmi
a cercare il mio fidanzato, Mafalda sosteneva che chi dice quello che sente non ha nulla di cui vergognarsi.

Ripenso ancora alle mie gambe pelose, con tenerezza, ma, al contempo con la vergogna di una tredicenne che vede l’olio abbronzante fermarsi, come brina sull’erba d’inverno. Grazie a Mafalda e a zia Rita, le mie gambe tornite divennero, da allora, un punto di forza.

Quando mio padre subì il fallimento, la povertà improvvisa ci colpì con violenza: basta vacanze al mare, abiti comprati nella boutique; basta agi. Allora, ecco Mafalda, ma anche zia Maria, zia Giuseppina, zia Clorinda, Angela Bruna, nonna Brunina. Un esercito di donne: ognuna di loro pronta a darmi sollievo, a lenire la sofferenza dell’umiliazione. Una rete preziosa, intessuta di amore e forza, tenerezza e coraggio. Una rete di donne, di mani intrecciate.

Di nuovo: il mare, le gambe lisce da abbronzare, vestiti belli fatti su misura per me da Mafalda. Il miracolo di una minigonna o di un top che nasce da uno scampolo.

Capitano di questa armata è stata, senza dubbio, mia madre; per lei, attraverso di me, si salvava soprattutto l’onore e si otteneva il riscatto; Mafalda e le altre invece hanno pensato soprattutto a me: la mia giovinezza, il gusto di piacere, di sedurre, di gioire, il piacere dello studio, la voglia di cultura, l’università: salvata dalle donne della mia famiglia.

*Psicoterapeuta, fondatrice della Onlus Famiglieperlafamiglia e responsabile di Casa di Deborah, nel 2021 ha pubblicato Fimmini di ruga, il libro da cui è tratto questo brano e da cui prende il nome la rubrica che cura per il Vizzarro.

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